Michele Piovesan,

compositore, regista, performer, artista eclettico, nasce ad Asolo (TV) nel 1966. Scopre molto presto la sua passione per la musica e per l’arte in generale: frequenta il Conservatorio A. Steffani di Castelfranco Veneto (TV), studiando pianoforte dal 1978 al 1980, e, una volta terminato il triennio, si iscrive alla Scuola d’Arte M. Fanoli di Cittadella (PD), conseguendo il diploma. Nel 1981, inizia a suonare con varie formazioni musicali indipendenti della nuova corrente artistica denominata “New Wave”, un percorso di ricerca timbrica nel genere elettrico ed elettronico con l’utilizzo dei primi sintetizzatori monofonici e polifonici, a cui subito si appassiona.   Nel 1984 entra a far parte dei Degada Saf, gruppo pioniere in Italia nell’ambito della musica elettronica; con i Degada, Michele avrà modo di sperimentare le tecniche di base della registrazione su nastro magnetico e i primi concetti di missaggio. Quest'esperienza termina nel 1986, quando il gruppo si scioglie. È proprio in questo periodo che cresce in lui l’interesse per la registrazione audio e per la composizione: così, decide di aprire uno studio di registrazione, VoxItalia. Il progetto VoxItalia lo porterà a scrivere musica per campagne pubblicitarie di livello nazionale, e a cimentarsi nel campo della sincronizzazione audiovisiva.   Negli anni 90, avverte una forte esigenza di fondere l’esperienza classica con quella elettronica e inizia a comporre adottando uno stile minimale, molto vicino al soundtrack, mescolando rumori e strumenti acustici a suoni decisamente elettronici; questa nuova sperimentazione lo porta a far parte di un movimento di giovani artisti denominato Oblio. È così che partecipa ad alcune mostre d’arte contemporanea e performance tra Bassano del Grappa, Conegliano, Bergamo, Bologna, dando suono agli ambienti con personali composizioni musicali in formato 4.0 Surround.   Ciò che più gli interessa in questo periodo sono le “esperienze sonore”: il suono non solo deve avvolgere l’ascoltatore, ma deve fondersi e interagire con colori e immagini. Questa ricerca visivo-musicale lo impegnerà dal 2000 in poi. Nel 2001, proseguendo su questa strada, realizza un cd sperimentale con evoluzioni sonore prettamente acustiche generate dal graffiare, spezzare e rimbalzare di una comune matita; questo progetto, legato a un minimalismo di tipo concettuale, lo porta a comporre musica per “Le Jour de Tadao”, un corto teatrale destinato a vincere concorsi nazionali ed internazionali, come il premio francese Louis d’Or nel 2002 o l’italiano Schegge d’Autore nel 2003. Tra il 2004 e il 2005, l’interesse per il surround diventa una priorità, alla stregua di immagini e colore, e così Michele approda al mondo della regia. Durante l'anno successivo (2006), si occupa della video-installazione per il cinquecentenario del Mantegna. Molto proficuo, in questo periodo, è l'incontro con Enrico Merlin e Massimo Barbot, che porta alla realizzazione di una mostra su Miles Davis fra le più importanti mai realizzate: nascono “I suoni di Miles” e “I colori di Miles”, ospitate a Palazzo Agostinelli di Bassano del Grappa e al Teatro La Fenice di Venezia; è rilevante anche la produzione di documentazione audiovisiva per il noto festival “Veneto Jazz”. Alcuni di questi scatti fotografici verranno esposti durante il “Non Sole Jazz Festival” di Trento ad una mostra collettiva dal nome “Facce di Jazz”. Già dal 2005, però, Michele sentiva la necessità di riformare i Degada Saf: dopo aver prodotto un videoclip nel 2006, tre anni più tardi (2009), esce un nuovo album (“Without Religions”) e due compilation, in cui i Degada riprendono la loro “onda” elettronica, rivisitandola, e riscuotendo ottime critiche da parte della stampa nazionale. Contemporaneamente, comunque, Michele continua il suo percorso di ricerca in campo audiovisivo, producendo diversi corti e documentari. Del 2011 è la performance “Inferno” con il V canto di Dante, un percorso sinestetico tra parola, suoni, immagini e profumi, su installazione audio 4.1 e proiezione cinematografica; su invito dello scultore Gino Masciarelli, nel 2013 quest’opera entra al “Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci” di Milano, performance trasmessa in live-streaming su “ilsole24ore.com”. Sempre nel 2011, partecipa alle riprese di un docu-film e alla realizzazione di “Luce Fluida”, performance gastronomica polisensoriale legata a “Illuminazioni” (54ª Biennale di Venezia). L’anno successivo, viene invitato da Massimiliano Alajmo, chef di fama internazionale, a comporre musica per dessert da ascoltare, un nuovo percorso sinestetico dal nome “In&Out”, presente nel menu del ristorante 3 stelle Michelin per tutto il 2012; firma, inoltre, il missaggio audio in dolby digital di due lungometraggi presenti al film festival di Torino e al festival del cinema di Venezia. Nel 2013 collabora al mediometraggio “Animata resistenza” che vince il premio per il miglior documentario alla 71ª Mostra del Cinema di Venezia. Sempre nello stesso anno, assume la direzione progetti di Tempoearte realizzando film d’arte e documentari tra cui “La pietà Rondanini”, percorso ermeneutico sull’opera incompiuta del Michelangelo, nel contesto dell’intervento dei B.B.P.R. al Castello Sforzesco di Milano. Lo sua grande curiosità verso il contemporaneo lo spinge fino alla webart, dando vita all’opera “Dos Das Dict”, un percorso dove la forma coincide con l’opera stessa, mediando in chiave inedita la profondità dei contenuti. Nel 2014, è suo il documentario “Omaggio a Giorgio Upiglio”, stampatore d’arte scomparso nel 2013. Nello stesso anno, la residenza di alcuni mesi presso l’atelier del Maestro Gianni Brusamolino lo porta ad un interesse sempre maggiore per le arti visive. Nell’estate del 2015, incontra a Massa il Maestro Paolo Schiavocampo, un’amicizia già consolidata, e con lui trascorre le vacanze. Durante questo soggiorno, realizza alcune foto, i 10 scatti di “Trame e Audito”. A settembre, viene selezionato per l'Art Film Festival di Asolo (34ª edizione) con il film d’arte “Lo spazio scenico della scultura”, azione performativa visivo-musicale. Nel 2016 è ospite al Festival del Nuovo Rinascimento a Milano su invito del Centro Studi Milano ‘900: a fianco dei Maestri Gianni Brusamolino e Piero Querques, rappresenta una delle tre generazioni messe a confronto con un’opera site-specific dal titolo “La pietà Condotta” (3,50mx2,30m), in omaggio ai B.B.P.R. Oggi, Michele Piovesan vive a Castelfranco Veneto, città del Giorgione, inseguendo un percorso che approda alla materia, come urgenza d’intesa tra spazialità e tattilità, e dando vita ad un approccio artistico che si innesta nel segno del linguaggio analitico scultoreo attraverso il mezzo fotografico, legato al tempo e ai cambiamenti che provoca, siano essi prevedibili o del tutto inattesi.

ddd@michelepiovesan.org

DOS DAS DICT.

concept: Michele Piovesan
graphic assistant: Marco Toffanello
code: Nicola Prior

hanno collaborato alla realizzazione:

Lucio Alberton – Paolo Andretta (coautori progetto MagicPencil 2001)
Franco Bortolon (testimonial riprese video MagicPencil 2013)