MUSICA, SUONI OSSESSIVI CHE INGABBIANO L'ASCOLTATORE, IMMAGINI SERIALI, UN OCCHIO INSTANCABILE, L'OCCHIO ASSOLUTO CHE TI SCRUTA, PROFUMI, PAOLO E FRANCESCA, RICERCA. E LA VOCE DI BENE. MICHELE PIOVESAN, ARTISTA DI ...
MUSICA, SUONI OSSESSIVI CHE INGABBIANO L'ASCOLTATORE, IMMAGINI SERIALI, UN OCCHIO INSTANCABILE, L'OCCHIO ASSOLUTO CHE TI SCRUTA, PROFUMI, PAOLO E FRANCESCA, RICERCA. E LA VOCE DI BENE. MICHELE PIOVESAN, ARTISTA DI ...

La musica che prende tutti i sensi

Michele Piovesan, compositore di Castelfranco, protagonista al Museo della Scienza a Milano

di Giorgio Sbrissa

Inferno, musica, suoni ossessivi che ingabbiano l’ascoltatore, immagini seriali, un occhio instancabile, l’occhio assoluto che ti scruta, profumi, Paolo e Francesca, ricerca. E la voce di Bene. Michele Piovesan, artista di Castelfranco, sarà domani tra i protagonisti alla tre giorni di “in-flusso”, al Museo nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, con una performance audiovisiva dedicata a Carmelo Bene. Un programma che ha fatto alzare parecchie antenne a Milano, dove, al Piccolo, la prossima settimana, sono in programma proprio le proiezioni delle mitiche lezioni di Bene.

Su invito dello scultore Gino Masciarelli e dello storico dell’arte Marco Marinacci, Piovesan è stato chiamato a partecipare alla tre giorni (inserita nell’azione Knowledge-Nuvola Verde) di iniziative artistiche dedicate alle tematiche “Lavoro-Società-Saperi” nell’ambito culturale delle tecnologie multimediali, a rappresentare, con la sua performance “Inferno”, il cambiamento degli strumenti di comunicazione.

“Inferno”, contiene, in omaggio a Bene, alcuni passi della sua  Lectura Danctis. È una performance audiovisiva che si potrebbe definire (oltre che multimediale) totosensoriale, perché coinvolge olisticamente il corpo di chi assiste ed è destinato a essere raggiunto attraverso tutti i canali sensoriali (olfatto incluso) da un’esperienza globale.

Scrive Riccardo Panigada, direttore di Tempoearte.it: «Una performance che celebra il sapere mediante la citazione della più alta espressione lirica, in cui le terzine dantesche del V canto dell’Inferno mescolano intensità del pathos e dramma del contrappasso. I versi vengono potenziati da una retorica acustica e visiva, che coinvolge l’intera omeostasi del corpo. Il recitato s’intreccia a suoni, che, angosciosamente reiterandosi, formano ritmi parossistici, mentre inquietanti immagini di palpebre iniettate di sangue vibrano sullo schermo».